Iran: intervento della presidente Maryam Rajavi alla conferenza al Parlamento italiano, 9 maggio 2024

Carissimi Senatore Terzi e Onorevole Naike Gruppioni,
Onorevoli Rappresentanti del popolo italiano,

cari amici,
vorrei ringraziare voi per gli sforzi compiuti per organizzare questa conferenza e la maggioranza
dei Membri della Camera dei Deputati per aver aderito all’appello intitolato “Sostenere la libertà e la Resistenza in Iran per la pace e la sicurezza mondiali”.
In un momento in cui Khamenei ha intensificato le barbare esecuzioni, la repressione delle minoranze etniche e la brutale imposizione dell’hijab alle donne, i Rappresentanti eletti degli italiani hanno scelto di stare al fianco del popolo iraniano in rivolta.
Il fatto che la maggioranza della Camera indichi nel regime teocratico, nei suoi Pasdaran e nei gruppi armati da esso finanziati il principale ostacolo alla pace regionale e mondiale, invocando il riconoscimento del diritto degli iraniani e dei Nuclei dI resistenza ad affrontare le forze repressive dei mullah, è indice di una corretta analisi dell’attuale crisi internazionale.
Riguardo la questione iraniana ci sono da sempre due filoni di pensiero, che si misurano da diverso tempo: il primo ritiene che per avere la pace e la sicurezza nel mondo si debba scendere a compromessi e compiacere il fascismo religioso regnante in Iran; il secondo invece ha deciso di sostenere la libertà e la resistenza degli iraniani.

I Rappresentanti degli italiani indicano la strada maestra da percorrere, scegliendo di stare al fianco degli iraniani e della Resistenza per instaurare una repubblica democratica e laica basata sulla separazione della religione e Stato e la parità di genere.
Per ostacolare questa seconda via, Khamenei scuote le vite dei cittadini con le esecuzioni:
dall’inizio del mese corrente fino ad oggi sono stati uccisi 80 prigionieri.
Attualmente ci sono migliaia di prigionieri in attesa di esecuzione e giorno dopo giorno un numero sempre maggiore di giovani viene condannato a morte.
Il Signore delle esecuzioni e della guerra del Velayat-e faqih è sempre più assetato del sangue dei giovani.

La morte però non cura più le debolezze del regime; la Resistenza iraniana persegue l’obiettivo di creare un Iran libero e senza esecuzioni e torture.
Dall’altro canto il regime, con la condanna in contumacia di più di 100 dei membri della Resistenza in un processo farsa, prepara il terreno per atti terroristici al di fuori dei propri confini, tentando di porre limitazioni alle attività dell’Opposizione.
All’interno del paese, a Teheran e nelle altre città, ha mobilitato mandrie di feroci sicari per reprimere le donne. Sono 32 gli organi governativi, afferenti a 12 ministeri, che unitamente a 1200 formazioni della divisione Basij hanno il compito di imporre l’hijab, creando una vasta e capillare rete per incatenare le donne. Ciononostante la rabbia e la determinazione delle iraniane ha causato confusione e disorientamento tra gli adepti dell’apparato repressivo del regime.
Due settimane fa il Pasdar Radan (membro del Corpo delle guardie rivoluzionarie) si lamentava, dichiarando che questi 32 organi “non adempiono al proprio dovere, seminando il dubbio e l’indeterminazione tra le persone”.
Prima di lui Khamenei, ordinando la repressione delle donne e riferendosi agli agenti scelti, aveva così esordito: “Che facciano il proprio dovere”.
Il dittatore reazionario e i suoi sicari inferociti saranno sconfitti dalla resistenza delle donne e non avranno scampo dalla rivolta. Saranno rovesciati per mano degli iraniani e dei loro figli, organizzati nelle Unita’ di resistenza.
Il crimine commesso ai danni della giovanissima innocente Nika Shakarami, di soli 16 anni, non potrà essere dimenticato. Lei, durante quei terribili momenti, quando fu arrestata, per proteggersi non aveva che la sua ardente parola. Un pugno di criminali violò il suo corpo e la sua anima, per poi ucciderla. Le ragazze rivoltose di oggi rappresentano la continuazione del cammino dei Mojahedin, che da più di quattro decenni attraversano le camere di tortura e i plotoni d’esecuzione, sconfiggendo le campagne di denigrazione del regime, senza mai risparmiarsi.
Khamenei, dovendo affrontare una società in continua ebollizione, è costretto ad avanzare al ritmo di un’esecuzione all’ora. Egli, per conservare il suo illegittimo potere, continua a destinare le risorse del Paese al mantenimento dei Pasdaran, sottraendole così a una popolazione in cui milioni d’individui vivono in condizioni di estrema povertà.
In questi giorni, migliaia di cittadini sfollati in numerose regioni del Paese a causa delle alluvioni e dell’esondazione dei fiumi, vivono momenti drammatici senza alcuna assistenza.
La ricchezza del Paese, invece che essere stanziata per l’istruzione, la sanità e la costruzione di abitazioni, viene impiegata per la produzione dei droni e dei missili impiegati per alimentare le guerre in Medio oriente.
Il progetto nucleare del regime è costato finora più di 2000 miliardi di dollari .
Per anni gli alleati del regime hanno sostenuto che le sanzioni colpissero la popolazione, una tesi confutata dall’inedita impennata dell’inflazione, della povertà e del carovita nonostante l’imponente crescita degli introiti petroliferi del regime in questi ultimi tre anni.
In Iran dilaga il mercato degli organi e dei neonati.
Ogni euro guadagnato in più sarà speso per potenziare la macchina della repressione e della guerra.
I danni causati da questo regime superano di gran lunga quelli prodotti da altri occupanti e usurpatori che nel corso dei secoli si sono avvicendati nella storia del mio Paese.

Cari amici,
la comunità internazionale e gli organismi internazionali, nonostante le esecuzioni e la repressione in atto in Iran, tutelano l’impunità degli assassini, come se i crimini fossero un diritto acquisito e incontestabile dei mullah.
Questa politica ha lasciato ampia libertà al regime per esportare crimini e guerre.
La guerra in atto in Medio oriente ha sciolto ogni dubbio sulla fonte primaria delle guerre e del terrore.
Gli atti compiuti indicano palesemente in Teheran il primo responsabile.

C’è da chiedersi perché i Paesi europei esitIno a dichiarare i Pasdaran, il principale strumento di repressione interna ed esterna di Khamenei, un’organizzazione terroristica.

Proprio in questi giorni il Parlamento canadese ha votato a favore dell’inserimento del Corpo dei Pasdaran nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Tale iniziativa, seppure di estrema urgenza, è stata rimandata per anni.
Spero che il governo italiano e gli altri governi dell’UE non indugino ulteriormente nella designazione del diabolico e criminale Corpo dei Pasdaran come entità terroristica.
Ogni giorno di ritardo incoraggerà questo regime a perpetrare il suo operato nell’ ambito bellico, terroristico e nella presa di ostaggi.

Il prezioso appello firmato dalla maggioranza dei Deputati italiani pone l’accento su una delle più terribili minacce della pace e alla sicurezza mondiali, proponendone la soluzione.
Indica nella Resistenza iraniana la soluzione e afferma che il popolo iraniano rifiuta ogni tipo di dittatura, sia essa monarchica o religiosa, invocando l’instaurazione di una repubblica democratica.
Questo appello inoltre condanna tutte le iniziative del regime contro i membri dell’Organizzazione dei Mojahedin residenti ad Ashraf-3, in Albania, e difende i loro diritti, sanciti dalla Convenzione del 1951.

Spero che il governo italiano adotti le indicazioni contenute in questi appello per guidare una nuova politica dell’UE nei confronti dell’Iran, che preveda l’inserimento dei Pasdaran nella lista delle organizzazioni terroristiche.

Ringrazio tutti voi cari amici.

Fonte: NCRI

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