Il 10 settembre, il regime clericale in Iran ha tenuto la 17a sessione del suo processo farsa contro l’Organizzazione dei Mojahedin del popolo iraniano (PMOI / MEK), quasi 43 anni dopo le esecuzioni di massa, le torture e la confisca di beni appartenenti a membri e sostenitori del gruppo di opposizione. Secondo l’agenzia di stampa Mizan, affiliata alla magistratura del regime, il processo si è svolto in contumacia. Il cosiddetto giudice, introdotto come Giudice Dehghani, ha emesso un ordine di identificazione e sequestro dei beni del PMOI.
Questa decisione arriva in risposta alla rabbia del regime per la riunione del 24 agosto vicino a Parigi, dove eminenti esperti legali ed ex funzionari delle Nazioni Unite hanno chiesto un’indagine sulla storia dell’Iran di genocidio e gravi violazioni dei diritti umani. In un discorso infuocato al Segretario generale delle Nazioni Unite, il giudice Dehghani ha fatto un riferimento beffardo all’organismo internazionale, affermando: “Ciò che le risoluzioni menzionate impongono, anche per il Segretario generale delle Nazioni Unite, è che i loro osservatori e relatori devono stare lontani dai gruppi accusati di atti terroristici fino a quando i tribunali non avranno esaminato adeguatamente i loro crimini.”